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26 luglio 2024
Il guizzo vivace di ci sa sentire
di Claudia Spinelli
Dario Ballantini: il guizzo vivace di chi sa sentire
Un’anima genuinamente livornese racchiude il segreto di Dario Ballantini. C’è una tendenza all’essenzialità, ad un’asciutta nota di colore senza cadere in giri di parole inutili e superflui nello spirito di chi nasce davanti al mare. E poi una passione innata per le luci della ribalta, per l’espressione di sé e del proprio talento, non ha molta importanza se davanti agli amici al bar o a platee più numerose. Ballantini respira arte fin da piccolo e questo aspetto della sua infanzia si rivelerà prezioso per la formazione di un talento a tutto tondo. Se il padre e lo zio sono pittori, il nonno attore, un altro zio cantante, Dario Ballantini è tutto questo insieme, ama mettersi in gioco, indossare mille facce, esplorare personaggi variegati e distanti, vestire e colorare i panni dell’Altro da sé. L’arte di Ballantini, in particolare quella che prende forma sulla tela, si compone principalmente di opere pittoriche nelle quali è l’Uomo il protagonista. La sua pennellata è gesto spontaneo, dettato da un naturale e istintivo bisogno di colmare quell’horror vacui di antica memoria e di porre al centro l’incessante rapporto fra l’Io e l’universo circostante. Ogni creazione nasce dalle emozioni, dalle sensazioni dell’essere umano a strettissimo e diretto contatto con il mondo reale di cui fa parte e di cui subisce e interiorizza ogni sussulto vitale. Il cromatismo è violentemente fauve, portatore di significato, teso a una lotta incessante con il segno. Il volto è la costante dell’opera di Ballantini e non a caso: con esso si misura il pittore, il cantante. Il trasformista lo comprende, lo stravolge, ponendosi ogni volta come fine ultimo la conquista della comprensione del Reale attraverso la scomposizione dell’Io. Ciò che generano le opere di Ballantini in chi le osserva è un’inconscia attuazione dei processi emotivi e in tale direzione moltissime sono state le sollecitazioni artistiche che hanno naturalmente indirizzato un’indole benevolmente predisposta, tanto cara al pittore piombinese Maurilio Colombini. Ci sono Picasso, Modigliani, il movimento espressionista, i pittori neorealisti per arrivare, attraverso il modernissimo Fernando Farulli e il gallerista livornese Cesare Rotini, al grande maestro Ennio Calabria, recentemente scomparso. Come sempre nella storia dell’arte, ogni tentativo di incasellare le opere di un artista entro confini troppo ristretti di riferimenti si dimostra vano perché la mano si evolve, pur riconoscendo i propri modelli. È per questo motivo che oggi l’opera di Ballantini si fa manifesto di un contesto umano sempre più inafferrabile e sempre più sensibile alle dinamiche e ai turbamenti del vivere.
Claudia Spinelli
Piombino, Luglio 2024